A Casa Padre Pio si parla di vendemmia
Nel mese di settembre per gli ospiti di Casa Padre Pio è impossibile non raccontare di quando si andava a vendemmiare. E i racconti nuovi si intrecciano con quelli già sentiti.
Anna Rita, Anna e Anna Maria ricordano che si andava a vendemmiare con il carro trainato dai buoi su cui c’erano i tini; alcuni tini venivano però portati a spalla grazie alla fascia di pelle. Antonella e Giovanna raccontano che le loro erano viti guidate dagli alberi, spesso tra 2 olmi andando così a formare una “volta a botte”. Erano viti molto alte per cui si doveva salire su con una scala: Giovanna precisa (e tutti confermano) che a salire erano quasi sempre le ragazze. Pia racconta che a Todi per fare l’uva passa, molto utilizzata in cucina per fare i dolci, veniva utilizzata la passerina. Tutti raccontano che la giornata di duro lavoro terminava con una grande festa: cibo, balli e canti.
Anna Rita ricorda che a casa suo si faceva anche il vin santo. Racconta di quando da ragazzina aiutava a scegliere i grappoli migliori di un’uva bianca dagli acini piccoli (non ricorda il vitigno) destinati alla produzione di vin santo. I grappoli venivano lasciati appassire appesi su dei pali; successivamente, quando erano ormai appassiti, venivano schiacciati tra due rulli. A questo punto il mosto veniva posto in un tino e sigillato con un coperchio di legno che pressava tutto. Questo vino veniva lasciato a macerare fino alla sera del venerdì santo, sera in cui si toglieva il coperchio e con un panno veniva separato il vino dai raspi e dalle bucce per essere imbottigliato. Questo vino era poi messo a tavola a fine pasto durante la Pasqua per accompagnare la ciaramicola, ma anche nei pranzi domenicali con i tozzetti o il torcolo.
Finiti i racconti, siamo andati nel nostro orto a raccogliere i grappoli da una vite di uva fragola bianca e li abbiamo condivisi.